Posts written by pietro64

view post Posted: 3/11/2017, 22:22     Simoncelli e il guanto tornato a casa - Sport

Simoncelli e il guanto tornato a casa



"Immagino le mille peripezie di questo guanto. Sono passati sei anni. Siamo tornati qui in Malesia e ci è stato restituito il guanto che Marco perse proprio quel giorno", racconta Paolo Simoncelli





L’ho sempre sostenuto che il mondo dei motori è uno scrigno di storie preziose, di passione e di sentimenti, dai quali tutti possono e devono trarre insegnamento per la vita di tutti i giorni. E ancora una volta il nostro mondo ci offre una vicenda meravigliosa, che nemmeno un romanziere avrebbe potuto scrivere. Invece è dannatamente vera. Tutto inizia il 23 ottobre del 2011, quando Marco Simoncelli incappa in quella caduta a Sepang che gli costa la vita. E’ il momento che tanti piloti – e i loro familiari – temono nei loro incubi peggiori. E’ un’evenienza che può verificarsi, si sa, ma la passione va oltre. Quel giorno succede. Nella frenesia di cercare di salvare Marco un guanto si smarrisce. Qualcuno lo trova e decide addirittura di venderlo. Succede anche questo. Una ragazza lo acquista, forse perché ha già un piano. Decide che nelle sue mani è al sicuro. E lo custodisce per sei anni, fin quando viene a sapere che papà e mamma Simoncelli torneranno a Sepang.

E’ fin troppo facile immaginare quanto sia stato difficile per i genitori del SIC tornare a Sepang. Ma papà Paolo lo sapeva fin da quando ha deciso di mettere in piedi una squadra per affrontare il mondiale, che avrebbe dovuto fare un gran premio anche a Sepang. Dopo aver passato cinque anni senza guardare la MotoGP, ha deciso di tornare nel motomondiale. Si è fatto forza, ha stretto i denti e ha deciso di affrontare quel mondo che per l’ultima volta aveva visto insieme al suo Marco.

A Sepang papà Paolo ha deciso di andare con mamma Rossella. Erano insieme, quando scendevano dalla scaletta. E chissà cosa devono aver provato quando la ragazza che aveva comprato il guanto di Marco li ha avvicinati timidamente, per restituirgli quello che gli apparteneva. Non un guanto qualsiasi, ma quello che il SIC aveva indossato prima di salire in sella quell’ultima volta. Perché era giusto che tornasse a casa.

UN ABBRACCIO FRA SCONOSCIUTI - “Io e mamma Rossella arriviamo in aeroporto previa telefonata, timidamente ci si avvicina una ragazza. Ci racconta una storia, di come si è data da fare per comprare un guanto di Marco da un commissario di gara, un guanto usato da lui”, racconta papà Paolo tramite il suo blog. “Tanti ragazzi ci raccontano le storie più improbabili di come riescono ad aggiudicarsi i cimeli dei loro idoli… solo mi sto chiedendo perché un guanto? Li vendono in coppia di solito. Poi tira fuori un guanto sinistro, aveva le mani grandi, lo riconosciamo subito. La abbraccio. Ce lo lascia, lo guardo è proprio quello che mancava all’ appello, il destro è già a casa.

"Un abbraccio tra sconosciuti, io non parlo bene la sua lingua ma credo di averle trasmesso il mio riconoscimento per questo suo prezioso gesto. Immagino le mille peripezie di questo guanto. Sono passati sei anni. Siamo tornati qui in Malesia e ci è stato restituito il guanto che Marco perse proprio quel giorno, nella sua ultima gara.. e poi dicono che non è destino. Un gesto particolare, assurdo e meraviglioso, quanto l’essere di nuovo qui con una squadra corse intitolata a lui", conclude Paolo Simoncelli.
Da motosprint

view post Posted: 17/9/2017, 22:33     Kiara Fontanesi conquista il quinto mondiale - Sport

Kiara Fontanesi conquista il quinto mondiale





“E’ stata una prima manche particolare. Abbiamo preso anche la grandine. Sono partita tranquilla perché sapevo di avere un buon passo e infatti una volta in testa ho staccato subito le mie rivali”, sono queste le prime parole di Kiara Fontanesi dopo la vittoria di gara 1 a Villars sous Ecot, in Francia, teatro dell' ultimo round del mondiale di cross.

Quattro contendenti al titolo e un meteo pazzo hanno hanno regalato scintille e colpi di scena nella prima gara. Alla fine è stata Kiara Fontanesi a mettere tutte in riga e conquistare una vittoria importante ai fini del mondiale. Ora infatti la portacolori della Yamaha è a tre punti dalla vetta, occupata da Nancy Van De Ven. Il titolo si assegnerà questa mattina al termine della seconda manche con ancor quattro pilote in lizza seppur con sconvolgimenti di fronte. Ora la Fontanesi è seconda, Lancelot, terza a due punti da Kiara, e Duncan quarta a nove punti dal vertice.

“La moto andava benissimo perché avevamo un ottimo assetto da asciutto. Poi all’improvviso è iniziato a piovere con violenza”, racconta la Fontanesi, che al suo attivo ha già quattro titoli mondiali. “Mi hanno raggiunta e passata. Ho detto: stai calma e lasciale scannare. Infatti sono cadute tutte. La pista era molto scivolosa. C’erano punti che sembrava di essere sul ghiaccio. Condizioni difficilissime, soprattutto in un paio di punti della pista.

“Ho guidato il più pulito possibile e alla fine sono stata premiata. Prima dell’ultima salita ho visto le bandiere gialle, ma non mi aspettavo di vedere sopra la salita un groviglio di piloti e moto. Per superare l’ostacolo ho allargato la traiettoria e sono stata in piedi per miracolo. La Duncan invece è scivolata e sono così riuscita a vincere la manche”.

La manche di oggi sarà fondamentale nell’assegnazione del titolo femminile: Kiara Fontanesi punta al quinto mondiale.





Kiara Fontanesi, orgoglio italiano: la pilota parmense ha messo a segno la quinta iride nel mondiale motocross, uscendo vittoriosa dal fango di Villars sous Ecot. Dopo il successo di gara1 ieri Kiara aveva accorciato le distanze dall'olandese Nancy van de Ven: soltanto tre lunghezze la separavano dalla vetta. Ma la lotta per il titolo questa volta sembrava particolarmente difficile perché c'erano tre rivali agguerrite da sconfiggere.

Tutto si è risolto all'ultimo giro, quando la van de Ven è rimasta bloccata nel fango e non è riuscita a ripartire dopo una caduta. Con la pioggia, infatti, il fondo era talmente melmoso che l'impegno maggiore era quello di riuscire a non rimanere invischiate. Kiara viaggiava in quarta posizione quando la van de Ven è caduta davanti a lei: la parmense ha ereditato così la terza piazza e ha conquistato il titolo per un punto.

Per la cronaca, gara2 è stata vinta dalla neozelandese Courtney Duncan, davanti alla francese Livia Lancelot. Il mondiale si conclude con la vittoria di Kiara Fontanese a quota 233 davanti alla Lancelot con 232, mentre la Duncan raggiunge la van de Ven a quota 231.

NELLA LEGGENDA - A una settimana di distanza dal nono mondiale conquistato da Tony Cairoli, un'altra iride nel mondiale motocross va dunque ad arricchire il palmares italiano, con Kiara Fontanesi, che entra nella leggenda a soli 23 anni.

A festeggiare con lei, anche il fidanzato Scott Redding, portacolori Ducati Pramac in MotoGP (nella foto sopra). A conferma che per Kiara le moto costituiscono davvero una parte fondamentale della vita.
Da Motosprint
view post Posted: 13/9/2017, 19:41     MXGP Assen: Tony Cairoli, nono titolo mondiale - Sport

MXGP Assen: Tony Cairoli, nono titolo mondiale



MXGP, Cairoli: "C'è anche il Motocross"





Sembra incredibile, ma è proprio così: in Italia c’è un talento fuori dal comune del motociclismo capace di conquistare nove titoli mondiali nel Motocross eppure in TV se ne parla appena e sui quotidiani generalisti la notizia viene riportata in modo stringato. Niente interviste, niente approfondimenti, nessuna intenzione di raccontare la sua meravigliosa storia: quella di un ragazzo arrivato dalla Sicilia e approdato per la prima volta in vetta al mondiale di motocross tredici anni fa. E oggi capace di conquistare il nono titolo a trentadue anni, contro tutte le previsioni di inizio stagione, battendo piloti di dieci anni e oltre più giovani di lui. Che in una disciplina fisica come il motocross non è un aspetto secondario.

LA NOSTRA COPERTINA - Motosprint va in controtendenza, come sempre, e gli ha dedicato la copertina. Ma al di là del ‘nostro’ mondo, Tony Cairoli non riesce a sfondare. Dopo la vittoria del nono titolo ad Assen i post con la notizia del suo trionfo hanno cominciato a rimbalzare sui social, perché gli appassionati sanno benissimo quanto costa essere veloci nel motocross, e quanta fatica e quanto sudore c’è dietro all’ennesima iride conquistata da ‘Tonino’. Ma per molti media il Motocross continua a rimanere un universo pressoché sconosciuto.

NON SO COSA POSSIAMO FARE DI PIU' - A fine giugno, dopo l’81a vittoria al GP di Lombardia, Cairoli aveva parlato di questo silenzio dei media nei confronti del Motocross: “E’ un vero peccato perché il motocross ha un buon seguito dai fans ma non dalle TV o dalle radio. Parlano solo di sport dove girano tanti soldi, come la Formula Uno, dove non c’è neanche un pilota italiano nella zona alta della classifica. Nella MotoGP ok, c’è Valentino e ora Dovizioso che vanno forte, ma c’è anche il motocross come parte del motorsport. Penso di aver fatto molto per il motocross negli ultimi quindici anni e se non riusciamo a raggiungere i media adesso non so cosa possiamo fare di più. Io ho fatto del mio meglio”, aveva detto Cairoli. Adesso ha fatto ancora di più: ha suonato la nona sinfonia. Eppure in pochi hanno ascoltato.

IL PERSONAGGIO - Sarà perché Cairoli non è “personaggio”? Su questo c’è da riconoscere che Valentino Rossi è più comunicativo, e non a caso già nel lontano 2005 ha ottenuto la laurea honoris causa in “Comunicazione e pubblicità per le organizzazioni”. Allora la motivazione parlava della capacità di Valentino "creare eventi spettacolari nell' evento sportivo, costruendo spazi di teatralizzazione capaci di muovere un' ondata comunicativa che valica le frontiere dei media nazionali". Si diceva che Valentino “incarna una figura mediatica che dosa capacità umana e mito sportivo con un'abilità alla comunicazione capace di rispecchiare i livelli culturali di pubblico diversi, dall' altra si propone come elemento di valorizzazione dei brand, legando il suo personaggio a marchi diversi e riuscendo a valorizzarli in modo significativo".

Tony Cairoli è schivo, riservato, parla poco nelle interviste. Ma dunque serve essere come “personaggi” per far parlare di sé? Ma stiamo parlando di atleti, e dovrebbero essere i nove titoli mondiali a fare notizia, non quanto il pilota sappia imporre la sua personalità e la sua immagine.

L'ECONOMIA - Che si tratti di una questione economica? La MotoGP muove più soldi del mondiale di Motocross? Ma perché questo impedisce ai media – che dovrebbero essere indipendenti – di raccontare la storia fenomenale di Tony Cairoli?

IL PERICOLO - O forse Valentino Rossi e Andrea Dovizioso sono più personaggi perché corrono a oltre trecento all’ora e nel motocross si va più piano? La velocità è diversa, è vero, ma i rischi sono gli stessi, anzi, nel motocross sono maggiori: proprio Rossi ha dichiarato che il motocross è uno sport troppo pericoloso per chi corre in pista. E allora, come la mettiamo?

I nove titoli mondiali di Tony Cairoli valgono quanto quelli conquistati da Valentino Rossi. Entrambi sono due grandi campioni e le loro storie dovrebbero rendere orgogliosi tutti gli italiani e tutti gli appassionati di qualsiasi sport. Peccato per chi non se n’è accorto: chissà quante altre cose belle della vita si sta perdendo…
Da motosprinrt



"Vincere questo titolo è stato molto importante per me e per tutta la squadra. Ad inizio stagione non eravamo dati per favoriti ma abbiamo lavorato duramente durante l'inverno per essere pronti a combattere nuovamente dopo le ultime due stagioni difficili", sono le prime parole di Tony Cairoli dopo aver conquistato il nono titolo mondiale ad Assen, giunto a 7 mesi dall’inizio della stagione, e precisamente dopo 17 gare di qualifica e 34 manche.

L’ANNO MIGLIORE - “E’ stato un anno straordinario, credo il mio migliore finora ed è sorprendente notare che posso ancora migliorarmi dopo 14 anni che corro nel Campionato del Mondo”, ha commentato Cairoli. “La cosa mi rende orgoglioso e sono abbastanza sicuro che possiamo ancora fare di meglio e migliorare in alcune aree”. Questo è il secondo titolo in MXGP, il primo con una KTM SX-F 450. Il fine settimana è iniziato con cautela, decidendo di non partecipare alla sessione di prove libere del sabato, a causa della pista inondata dalla pioggia caduta abbondantemente nella notte precedente. Nono delle prove cronometrate, Cairoli ha faticato durante la gara di qualifica, scivolando mentre stava attaccando per entrare nei primi cinque, rimontando dopo una partenza difficile e terminando al decimo posto. In gara1 ha concluso secondo dopo aver condotto a lungo, in gara2 è caduto mentre stava per agguantare la seconda posizione, a due giri fino dalla fine, finendo al sesto posto, quarto di giornata.

LE MANCHE - “La prima manche è andata molto bene, sono partito bene e con Jeffrey abbiamo battagliato per tutta la gara, fino all'ultima curva", racconta Cairoli. "Nella seconda purtroppo, al terzo giro, per sbaglio ho tolto tutte le mie lenti in una sola volta, proprio mentre stavo recuperando una partenza non perfetta. Da lì in poi ho lottato con la visibilità durante tutta la manche, cosa che mi ha causato anche un piccolo incidente, quando stavo per agguantare il secondo posto. Comunque il titolo era l'obiettivo principale, anche se non sono completamente soddisfatto della gara, per come è andata la seconda manche".

UN TITOLO SPECIALE - “Questo titolo è molto speciale per me, è il primo con una KTM 450 e ci ripaga di tutto il lavoro che abbiamo fatto per sviluppare questa moto e renderla adatta al mio stile di guida", aggiunge Cairoli. "Voglio ringraziare tutto il mio team, tutte le persone che lavorano in KTM, la mia famiglia, i miei sponsor e i tifosi di tutto il mondo per il loro incredibile supporto durante questi anni”.
Da motosprint

Edited by pietro64 - 13/9/2017, 21:05
view post Posted: 5/9/2017, 22:39     Miti del Motociclismo - Sport

Guennady Moisseev





Guennady Anatolyevich Moisseev ( russo : 3 febbraio 1948 - 23 luglio 2017) è stato un ex corsa di motocross del Grand Prix russo . Era un campione del mondo a motocross da 250cc.

Moisseev è nato nel distretto di Gatchina dell'area di Leningrado . Decise di assumere lo sport di motocross dopo aver assistito al round 1964 campionato mondiale di motocross tenutosi a Leningrado. Lo stesso anno, è stato ammesso alla sezione motocross del Palazzo dei Pionieri di Leningrado. Ha gareggiato nel suo primo evento mondiale del campionato nel 1967 e ha vinto il campionato russo 250cc motocross nazionale nel 1970.



Era il campione del mondo del 1974 FIM nella classe 250cc su una moto KTM . Ha raggiunto il titolo nell'ultima gara, nella lotta con l'altro contendente di titolo Jaroslav Falta . Nel 1976 , ha perso in maniera ridotta i 250 campionati mondiali di un punto per Heikki Mikkola nonostante una carica di tarda stagione. Ha vinto due altri 250 campionati del mondo nel 1977 e nel 1978 , ancora una volta durante la guida di motociclette KTM. Nel 1978 è stato membro della squadra russa vincente nel Motocross des Nations .



Moisseev ha vinto una gara per l'ultima volta nel 1979 quando si sono sviluppati attriti tra la Federazione Motociclistica Russa e la fabbrica KTM. Di conseguenza, KTM ha ritirato il sostegno della squadra russa. Senza motociclisti competitivi, la squadra sovietica non poteva più competere contro le squadre di corse di fabbrica dell'Europa occidentale e giapponese.



Moisseev, come molte stelle russe di sport della sua epoca, è stato arruolato nell'esercito russo, salendo alle file del maggiore durante la sua carriera da corsa. La sua forma estrema in combinazione con le tattiche di squadra gli ha reso un concorrente temibile. Dopo aver ritirato dalla concorrenza, Moisseev è diventato un allenatore di motocross. Nel 1977, Moisseev è stato assegnato l' Ordine del Red Banner of Labor e, nel 1978, è stato attribuito il titolo onorico di " Onorato Master di Sport ". Nel dicembre 2000 è stato eletto presidente della Federazione Motociclistica Russa. È morto il 23 luglio 2017.
Da wikipedia

view post Posted: 5/9/2017, 22:25     Matthias Buchinger - Personaggi indimenticabili...

Matthias Buchinger





Quante volte, infervorati di fronte a una birra, abbiamo discusso appassionatamente sull’annoso quesito: meglio i Beatles o i Rolling Stones?
Sono le classiche domande che non possono avere risposta, buone però per confrontarsi e scandagliare pregi e difetti degli artisti che più ci entusiasmano.
Ora, trasportate questa conversazione all’interno di un circolo di Magia. Possiamo immaginare gli aspiranti novelli Houdini confrontarsi, con la stessa passione, sull’equivalente disputa relativa alla loro professione – in un’infinita, giocosa battaglia di opinioni su chi sia stato “l’illusionista più grande di tutti i tempi”.

Nel caso specifico, non saremo certo noi profani ad azzardare una presa di posizione definitiva. Però possiamo raccontarvi l’incredibile storia dell’illusionista più diversamente meraviglioso che sia mai vissuto: Matthias Buchinger.

Nato ad Ansbach, un paesino della Bavaria, il 3 giugno del 1674, Matthias era il più giovane di nove fratelli in una famiglia di modesta estrazione. Divenne ben presto un uomo dai molti interessi, e un artista dalle raffinate tecniche calligrafiche, incisorie e di disegno.
Eccelleva anche nella musica, suonando da virtuoso una grande varietà di strumenti, alcuni da lui stesso inventati. Come non bastasse, era anche mago di grande talento, sempre pronto a stupire il suo pubblico con abili giochi di prestigiazione.

Che un solo uomo fosse capace di tante straordinarie qualità potrebbe sorprendervi, ma in definitiva non sembrarvi impossibile.
Ma c’è un piccolo dettaglio, omesso nelle righe precedenti.
Matthias Buchinger era nato senza braccia né gambe.

La prima volta che il pubblico sentì parlare di Matthias Buchinger fu alla corte di Giorgio I: sbarcato in Inghilterra, proveniente da Hanover, il suo progetto era quello di trovare nel Re un mecenate che lo sostenesse – anche soltanto con una piccola pensione, che gli assicurasse almeno di non doversi mai esibire su palcoscenici meno onorevoli del livello a cui sapeva di poter ambire. Ben deciso dunque a fare un’ottima impressione, sorprendendo il Re con le sue doti musicali, Matthias si presentò al cospetto del sovrano.

Alto 71 centimetri, privo di gambe, Matthias era dotato di due abbozzi di braccia che terminavano in moncherini arrotondati, tipici della focomelia. Questo non gli impedì di prodursi in un complesso tema musicale eseguito su uno strumento di sua creazione (una sorta di flauto), che suonò con grande abilità.
Purtroppo, per quanto positivamente colpito, Sua Maestà si limitò a inviargli in dono venti guinee. Per Matthias, la speranza d’essere accolto a corte e ottenere il patrocinio reale svanì di colpo.

Buchinger cominciò quindi a viaggiare, spostandosi in Irlanda, con il nome di scena di “Meraviglioso Piccolo Uomo di Norimberga“. Si esibì a Dublino, al Crown and Anchor di Sycamore Alley, nel 1720; nel 1722 tenne alcuni spettacoli a Belfast, e nel 1737 ancora a Dublino. Durante questi suoi show, Matthias eseguiva diversi numeri di destrezza, come ad esempio giocare ai birilli, mescolare e distribuire un mazzo di carte in men che non si dica, infilare con precisione il filo nella cruna di un ago o dimostrare la sua infallibile mira con il moschetto; ma erano le sue doti di illusionista che lasciavano il pubblico a bocca aperta. Faceva sparire le classiche palline sotto le tazze, apparire colombe dal nulla, e proponeva tutta la consueta varietà di giochi di prestigio che necessitano di grande esercizio e manualità – anche per un mago effettivamente provvisto di mani.



Se sulla scena si sbizzarriva suonando l’oboe, il dulcimer, la tromba, il flauto, la cornamusa ed altri strumenti che costruiva da solo, nel suo tempo libero Buchinger non smetteva di sfidare la sua condizione, coltivando hobby di precisione. Amava costruire navi nelle bottiglie, o addirittura veri e propri diorami. Quella nella foto successiva, da lui creata nel 1719, è la più antica delle cosiddette mining bottles e rappresenta una miniera a due piani, con i lavoratori impegnati nell’estrazione sotto il livello del suolo e gli addetti all’argano per caricare i materiali in superficie. Si riconosce anche un uomo che affila un palo con un’ascia.

Abbiamo già accennato alla sua abilità incisoria: grazie a penne, scalpelli e pennini da lui modificati e adattati alle sue rudimentali appendici, era in grado di disegnare con la sicurezza di un vero artista. In un’occasione, di fronte ad un lord, in pochi minuti tracciò su un foglio una perfetta riproduzione dello stemma araldico della città. Realizzava anche dei minuziosi ed elaboratissimi autoritratti. Fra quelli autografi che ci rimangono, spicca quello sottostante: la folta chioma di capelli, ad un attento esame, si scopre essere composta da sette Salmi e dal Padre Nostro, scritti in microcalligrafia.

Un altro suo hobby erano evidentemente le belle donne. Uomo di gran vigore, energia e fascinoso carisma, si sposò tre volte, quattro secondo altre fonti. Ebbe quindici figli, e si divertiva a disegnare il suo albero genealogico raffigurando se stesso come il tronco, le mogli come rami e i suoi numerosi figli come frutti appesi.
Ben presto la sua fama di donnaiolo divenne proverbiale: si diceva che avesse avuto figli illegittimi da una settantina di amanti. La sua prima moglie, gelosa, cominciò a spazientirsi, e prese ad alzare le mani sull’invalido, all’apparenza indifeso, ogni volta che egli allungava troppo gli occhi in direzione di qualche prosperosa fanciulla. Un famoso aneddoto racconta che, all’ennesima sberla ricevuta in pubblico dalla consorte, Matthias non ci vide più: reagì saltando sulla donna, facendola cadere sul selciato della strada, e la coprì con una gragnuola di terribili colpi sferrati con i suoi moncherini. Il giorno dopo le vignette satiriche dei giornali erano tutte immancabilmente incentrate su quella bizzarra zuffa matrimoniale.
Le sue performance virili divennero talmente mitizzate che, persino a quarant’anni dalla sua morte, in Inghilterra era ancora diffusa l’espressione “stivale di Buchinger” per indicare la vagina – alludendo al fatto che il pene di Matthias era il suo unico “piede”.



Al di là dell’inevitabile colore folkloristico delle storie che lo circondano, quello che sappiamo è che Matthias Buchinger condusse una vita piena ed eccitante, in seno a quell’alta società che i suoi famigliari bavaresi non potevano nemmeno sognare di raggiungere, esibendosi nei suoi giochi di prestigio per tre successivi Imperatori di Germania, per la gran parte dei Re e dei Principi d’Europa e tre volte per Giorgio I di Gran Bretagna. Molte personalità di spicco divennero nel tempo suoi patroni, come ad esempio il Dr. Peter Brown, rettore dell’illustre Trinity College.
Un certo Francis Smith, studente all’Università di Dublino, divenne suo amico, e la sua testimonianza ci restituisce il ritratto più intimo che abbiamo di Buchinger: quello di un uomo dall’intelligenza vispa e sempre attiva, dotato di grande ironia anche nei confronti della sua condizione. Se raccontava che da bambino la sua famiglia lo teneva nascosto, vergognandosi della sua deformità, aggiungeva sempre che più tardi tentò di avviarlo alla carriera di sarto: ma, scherzava Matthias, i suoi genitori “dovettero abbandonare il piano, perché non riuscivano a trovare un posto dove infilare il ditale”.

Buchinger non arretrava nemmeno di fronte all’idea che il suo corpo venisse sezionato e studiato dopo la morte, anzi invitò Smith a reclamare il cadavere per donarlo alla Scuola di Anatomia, nel caso fosse deceduto a Dublino. Quando morì davvero, nel 1740 a Cork, fu il Dr. Barry ad ottenere il suo corpo, e per un certo periodo il suo scheletro venne conservato in quella città.

Da bizzarrobazar
view post Posted: 5/9/2017, 22:12     +1Le cover musicali più famose - Musica

Ai No Corrida



Ai No Corrida è un singolo del 1980 composto dallo statunitense Kenny Young e dal britannico Chaz Jankel, e interpretato da quest'ultimo.

Traccia di ispirazione funk, il suo nome si rifaceva al titolo originale del film di Nagisa Ōshima Ecco l'impero dei sensi (Ai no Korīda in giapponese).




All'uscita il brano non ebbe molto successo e non entrò in classifica, ma nel 1981 Quincy Jones ne propose una sua versione, inclusa nell'album The Dude e uscita come singolo, che in Gran Bretagna raggiunse il 14º posto in classifica e negli Stati Uniti il 28º, e grazie alla quale vinse il Grammy 1982 per il miglior arrangiamento strumentale con accompagnamento vocale.

Più recentemente, nel 2005, il gruppo britannico Uniting Nations ne pubblicò una cover che raggiunse il 18º posto delle classifiche britanniche.
Da wikipedia


view post Posted: 5/9/2017, 22:05     MXGP USA, Cairoli: "Voglio chiudere la lotta per il titolo" - Sport

MXGP USA, Cairoli: "Voglio chiudere la lotta per il titolo"





"Sono sempre felice di essere sul podio perché è molto importante essere costanti per tutta la stagione, e questa è stata una delle migliori di sempre", dichiara Tony Cairoli dopo il terzo posto nel GP degli USA, diciassettesimo round della stagione.

Le alte temperature e l’elevata umidità hanno reso la vita difficile ai piloti europei sul suolo americano, su una pista inedita e ben preparata, venti chilometri a ovest di Jacksonville. Il round americano è stato il primo delle tre gare che chiuderanno il Campionato del Mondo di Motocross e per Tony Cairoli è stato il primo dei tre match point che ha in mano.

Il siciliano otto volte iridato ha iniziato le prove con un buon passo, ottenendo il secondo cancello per la gara di qualifica, che ha concluso al secondo posto, dopo aver condotto per quasi la metà gara, su una pista condizionata dalle abbondanti precipitazioni cadute nella notte.

Domenica il sole è tornato protagonista e subito le temperature e l'umidità sono aumentate, aggiungendo ulteriori difficoltà per i piloti.

Il pilota del team KTM Red Bull Factory Racing non è uscito benissimo dal cancello ed è passato fuori dalla top ten alla prima curva di gara uno. Insieme al suo compagno di marca Herlings, ha rimontato posizione su posizione, chiudendo terzo. In gara due la partenza è stata migliore e con la sua KTM 450 SX-F Tony ha colto il quattordicesimo hole-shot dell’anno, prendendo il comando su Herlings e guidando il gruppo per i primi 24 minuti, prima che un piccolo errore lo facesse finire a terra, relegandolo al secondo posto sotto la bandiera a scacchi. Il terzo posto assoluto rappresenta per Tony anche il dodicesimo podio di una stagione incredibile.

CHIUDERE LA LOTTA PER IL TITOLO - "Ho fatto del mio meglio per vincere, perché voglio chiudere questa lotta per il campionato il più presto possibile, affinché possa divertirmi nelle ultime gare lottando con Jeffrey senza che la pressione della corsa al titolo mi freni", ha dichiarato Cairoli.

"Al momento sto guidando con molta prudenza per evitare infortuni e la mia condizione fisica sta calando un po’ perché ho iniziato la stagione molto forte. Adesso non vedo l’ora che arrivi Assen la prossima settimana, su una pista che mi piace e dove spero di vincere il titolo nella prima manche. Se ci riuscirò, allora potrò rilassarmi per la seconda, per poi regalare un buono spettacolo agli spettatori.

"Sono anche molto entusiasta di correre a Matterley Basin per il Motocross delle Nazioni per vedere come andrà con la squadra dell’Italia!"
Da motosprint
view post Posted: 5/7/2017, 01:08     MotoGP Germania, Rossi: "Abbiamo sofferto molto" - Sport

MotoGP Germania, Rossi: "Abbiamo sofferto molto"



"Sono solo a dieci punti dal primo in classifica. Credo che la lotta sia ancora molto aperta. Ora mi prenderò due settimane di relax", annuncia Rossi, quinto al Sachsenring





"Un fine settimana complicato. Abbiamo sofferto molto, come già successo su altre piste. Fortunatamente siamo stati in grado di lavorare al meglio e, la gara, non è stata così male": inizia così il racconto di Valentino Rossi a proposito del GP di Germania, che ha concluso al quinto posto.

A soffrire sulla pista tedesca però sono tutte le Yamaha tranne una: quella Jonas Folger del Monster Yamaha Tech 3 Team, capace di acciuffare la seconda posizione. La nona prova della stagione per il nove volte campione non è facile: senza trovare il ritmo giusto nelle qualifiche del sabato sul bagnato, Rossi scatta dalla terza fila.

La gara di Rossi è però all’insegna della rimonta: vince il duello con Andrea Dovizioso ma non quello con il compagno di box Maverick Viñales, e taglia il traguardo in quinta posizione. Sono 11 punti, importanti per tenere aperto il campionato e restare agganciato ai primi in classifica iridata.

"Ho trovato un buon passo all’inizio e sono riuscito a mantenerlo fino alla fine", commenta Rossi. "Sono comunque felice di aver chiuso vicino al podio come posizione. Il quinto posto è un buon risultato, soprattutto in ottica campionato e ora sono solo a dieci punti dal primo in classifica.

"Credo che la lotta sia ancora molto aperta", conclude Rossi. "Ora mi prenderò due settimane di relax, con i miei amici ricaricando le batterie, solo dopo inizierò la preparazione per arrivare a Brno pronto”.
Da motosprint
view post Posted: 3/7/2017, 21:41     +1MXGP, Cairoli: "La prima vittoria con KTM in Portogallo" - Sport

MXGP, Cairoli: "La prima vittoria con KTM in Portogallo"


"E' anche la prima volta che vinco due GP di fila quest'anno e ne sono felice. Ora mi riposerò qualche giorno", dice Cairoli, vincitore sulla pista di Agueda





"Mi sento bene e sono molto contento di aver vinto per la prima volta con KTM in Portogallo", dichiara Antonio Cairoli dopo il successo sulla pista di Aguera. "E' anche la prima volta che vinco due GP di fila quest’anno e ne sono felice".

Per il dodicesimo round della MXGP 2017, dopo tre anni di stop, il circus del Motocross ha fatto ritorno sulla pista che ha visto Tony Cairoli vincere qui cinque volte e salire sul podio per ben 10 volte consecutive dal 2005 al 2017.

Dopo una buona gara di qualifica, chiusa al quarto posto, l'otto volte iridato è partito bene nella prima manche della domenica, siglando il decimo hole-shot stagionale con la sua KTM 450 SX-F. A metà gara Cairoli è stato passato dal compagno di marca Herlings, che ha preso un piccolo margine.

LE GARE - "In gara uno, dopo una buona partenza, ho faticato un po’ e non sono riuscito a trovare il ritmo giusto, così Jeffrey, che era più rapido di me in alcuni settori della pista, mi ha superato", racconta Cairoli. "Dopo qualche giro che lo inseguivo ho cominciato a sentire un po’ la stanchezza e lui ha allungato, così, quando ho ripreso a spingere, guadagnando terreno su di lui, era troppo tardi per tentare di vincere.

"In gara due è andata meglio, ho trovato buone linee ed ho spinto per allungare, guadagnando un buon margine, che ho gestito poi fino al traguardo, andando a vincere.

"Sono molto soddisfatto in ottica Campionato e non vedo l’ora di tornare a gareggiare tra tre settimane, dopo la pausa estiva. Ora mi riposerò qualche giorno e poi ricominceremo a testare ed allenarci sul duro in Italia, prima di andare a Loket per il prossimo GP. Il mio pensiero oggi va alla mia famiglia e a tutti i miei concittadini di Patti, che questo fine settimana sono stati colpiti da un gravissimo incendio", conclude Cairoli.

Cairoli ha vinto così l’ottantaduesimo Gran Premio della sua carriera, portando a cinque le vittorie di quest’anno, di cui due consecutive.

L’otto volte Campione del Mondo porta così il vantaggio sul secondo in classifica a 91 punti; prossimo appuntamento con la MXGP fra tre settimane a Loket, per il Gran Premio della Repubblica Ceca.
Da motosprint
view post Posted: 26/6/2017, 22:42     +1A. Cairoli e V. Rossi : Due ruote tricolori - Sport

A. Cairoli e V. Rossi : Due ruote tricolori




MXGP Italia, Cairoli: "Non sono finito"
"So quello che valgo, quanto ho sofferto negli ultimi due anni con gli infortuni e quanto abbiamo lavorato per essere dove siamo oggi",
dice Cairoli dopo la vittoria a Ottobiano




"E’ sempre bello vincere in casa, anche se correre in Italia è molto impegnativo, perché ogni tifoso che incroci ti dice che è venuto per vederti vincere e sei sempre impegnato con sponsor ed eventi vari", commenta Tony Cairoli dopo aver conquistato la vittoria al GP d'Italia a Ottobiano con una splendida doppietta.

"Quest’anno siamo riusciti a farlo due volte e la cosa mi rende orgoglioso e ancor di più perché sono due anni che sento dire che “Cairoli è finito” e vincere su una pista tecnica ed impegnativa come questa, con questo caldo non è stato semplice ma ci sono riuscito", aggiunge Cairoli. "Non lo dico solo perché ho vinto ma perché so quello che valgo, quanto ho sofferto negli ultimi due anni con gli infortuni e quanto abbiamo lavorato per essere dove siamo oggi e credo che il pubblico si sia divertito parecchio a vedere delle belle gare e dei bei duelli".

Il siciliano, primo sia nelle libere che nelle cronometrate del sabato, ha vinto la gara di qualifica, dopo una partenza difficile, che lo ha visto quasi a terra alla prima curva e quindicesimo alla seconda. Il pilota del KTM Red Bull Factory Racing Team si è reso autore di una bella rimonta, che lo ha portato a prendere il comando a due giri dal termine e ad agguantare la quinta pole dell’anno, sotto un sole cocente ed una temperatura di 36°.

MARCIA TRIONFALE - La domenica si è trasformata in una marcia trionfale per l’otto volte Campione del Mondo, che ha dominato gara uno dalla prima all’ultima curva, senza lasciare alcuna chance ai rivali. In gara due Cairoli con la sua KTM 450 SX-F si è aggiudicato nuovamente l’hole-shot ed ha battagliato per metà gara con il suo compagno di marca Herlings, prima di passarlo ed andare a vincere con un distacco di oltre trenta secondi, in condizioni di grande caldo e fortissima umidità, dimostrando di essere preparato alle condizioni più difficili.

"Quest’anno mi sento bene sia fisicamente che con la moto ma non gareggio per vincere tutte le gare ma bensì per un obbiettivo più importante: il Campionato", dichiara Cairoli. "Sono felice di vedere quanta gente venga ancora a vedermi correre dopo più di 10 anni e do sempre il 100% per ripagarli del loro supporto. Sono anche molto grato al mio team ed a KTM per il fantastico lavoro che facciamo sulla moto con continui sviluppi e miglioramenti".

Con l’ottantunesima vittoria di Gran Premio Tony allunga in Campionato a 67 punti sul secondo in classifica ed a 70 sul terzo. Prossimo appuntamento con la MXGP ad Agueda, in Portogallo, tra una settimana per il dodicesimo round del 2017.

MotoGP Assen, Rossi: "Ho pensato... dai, è fatta! Poi... la pioggia..."
La soddisfazione di essere tornato alla vittoria in una gara difficile. Il duello con Petrucci. Il contatto con Zarco. Valentino spiega il suo GP Olanda.




Si possono perdere delle battaglie ma l'importante è vincere la guerra e per riuscirci bisogna avere talento e una voglia di vincere fuori dal comune. Rossi ha 38 anni, tanti per uno sportivo che gareggia nella MotoGP, la massima espressione agonistica del motociclismo. Eppure Valentino non smette mai di stupire e di vincere. Da oltre un anno Rossi non saliva sul gradino più alto del podio e ci è tornato nel giorno in cui il suo risultato ha riaperto i giochi mondiali. La storia insegna che Valentino, quando era giovane, ha dominato. Oggi Rossi non è più un ventenne, non ha sempre il colpo del KO, però grazie alla sue esperienza e alla sua voglia di restare al vertice è ancora in grado di lottare per la vittoria, delle gare e del campionato. Ci sono delle piste in cui Valentino ha una marcia in più ed Assen è una di queste. In Olanda Rossi ha vinto anche nel 2013, dopo due anni da dimenticare in Ducati e in una stagione in cui il suo feeling con la Yamaha M1 e con la parte alta della classifica era da ricostruire.

GAREGGIARE PER VINCERE - "Questa è una pista speciale - ha dichiarato Rossi -. Ho vinto di nuovo una corsa dopo circa un anno di digiuno. È una sensazione fantastica. Io corro in moto e lavoro tutto l'anno per godere qualche ora dopo una vittoria. Questa è la decima, ad Assen. Un primo posto importante per il campionato, perché ora siamo tutti più vicini". Sull'asciutto ero a posto e quando ho pensato… Dai, è fatta… è arrivata la pioggia. Ho immaginato che negli ultimi due giri avesse smesso di piovere e ho guidato di conseguenza!".

IL DUELLO CON PETRUCCI, L'ATTACCO A ZARCO - Sull'asciutto Valentino era il più veloce. A nove giri dalla fine Rossi era in fuga e sembrava imprendibile. In quel momento, però è arrivata la pioggia ed è iniziato il duello con Petrucci: "È stata dura, perché in condizioni di asfalto umido Petrucci è molto forte - ha detto Rossi -. A dire il vero quest'anno Danilo è veloce anche sull'asciutto... Oggi ho anche capito che Zarco non è cattivo. Semplicemente non è capace. Non è in grado di capire la distanza tra due moto. Mi ha colpito e mi ha rovinato la tuta… gli manderò la fattura della riparazione!".
Da motosprint
view post Posted: 13/5/2017, 20:32     Miti del Motociclismo - Sport

Stéphane Peterhansel





Stéphane Peterhansel (Échenoz-la-Méline, 6 agosto 1965) è un pilota motociclistico e pilota di rally francese, vincitore di due titoli mondiali nell'enduro e di 13 edizioni della Rally Dakar (sei in moto e sette in auto).

Stéphane Peterhansel inizia a correre in moto all'età di quindici anni, pur non avendo ancora la possibilità di avere una regolare licenza; poi nel 1981, guadagnati finalmente i requisiti, s'iscrive regolarmente al Campionato francese di Enduro e se lo aggiudica alla guida di una Husqvarna. Nel corso degli anni riuscirà poi ad aggiudicarsi per altre dieci volte il titolo nazionale francese della categoria.



Nel 1987 entra a far parte della squadra Yamaha con Hubert Auriol e Cyril Neveu.

L'anno successivo corre con la Yamaha per la prima volta nel Rally Dakar, classificandosi 18º; sempre nel 1988 fa parte della squadra nazionale francese che si aggiudica la Sei Giorni Internazionale di Enduro. Nel 1989 arriva 4º nella Dakar, gara che vincerà la prima volta nel 1991. Da lì in poi è un susseguirsi di trionfi: vince nel 1992, nel 1993, nel 1995, nel 1997 e nel 1998, conquistando il primato di vittorie in moto.



Nel 1997 si aggiudica anche il suo primo titolo nel campionato mondiale di enduro nella categoria 250 cm³ 2T.

A causa di dolori fisici, per quanto riguarda la Dakar decide di passare alle auto, e nel 1999 partecipa con la Nissan classificandosi 7º. Nel 2000 arriva 2º con un prototipo francese, partecipando allo stesso tempo al campionato francese di enduro, al Rally del Marocco e di Dubai.



L'anno successivo è nuovamente campione del mondo di enduro, stavolta nella categoria 250 cm³ 4T. Nel 2002 vince il Rally di Tunisia e quello di Dubai. Nel trienno successivo vince le tre edizioni della Dakar a bordo di una Mitsubishi diventando in assoluto il pilota più vincente del Rally Dakar, forte di sei titoli in moto e tre in auto.

Nel 2011, a sorpresa, dopo tredici anni dalla sua ultima competizione in moto, torna ai rally raid partecipando al Sardegna Rally Race con una Yamaha; trascina con sé in tale avventura la compagna Andrea Mayer (anche lei da tempo non faceva più gare in moto), Per Peterhansel non si tratta comunque di una semplice partecipazione velleitaria, infatti conclude al 4º posto nella classifica generale (23ª la compagna Mayer, prima delle donne) e promette di ritornare l'anno successivo.
Da wikipedia

view post Posted: 13/5/2017, 19:53     +1Le cover musicali più famose - Musica

The Tide Is High



The Tide Is High è una canzone dei The Paragons, composta dal cantante del gruppo John Holt, pubblicata nel 1967 come lato B del singolo Only a Smile. Entrambe le tracce erano estratte dall'album On the Beach with the Paragons dello stesso anno.



I Blondie realizzarono una cover di The Tide Is High per l'album Autoamerican del 1980. Il brano venne pubblicato come singolo nello stesso anno, e raggiunse il primo posto in classifica in vari paesi, tra cui Regno Unito e Stati Uniti.



Le Atomic Kitten hanno inciso il brano con il titolo The Tide Is High (Get the Feeling) per l'album Feels So Good del 2002.La canzone è uscita come singolo il 22 ottobre dello stesso anno.Le Atomic Kitten hanno rivisitato il brano con tastiere per avvicinarlo ai canoni delle radio pop e hanno cantato anche un nuovo bridge. Il singolo ha riscosso un buon successo nelle classifiche mondiali arrivando alla numero uno in Regno Unito, ed è stato lanciato dal film Lizzie McGuire - Da liceale a popstar. È divenuto il primo e unico singolo del trio europeo a stare alla numero #42 nella Billboard Hot 100 e ha rappresentato la terza e ultima numero uno delle Atomic Kitten nelle classifiche di mercato.



Il video è famoso per via del pancione con cui Natasha Hamilton si è prestata alle riprese. Il singolo ha preso piede nelle classifiche dei Paesi europei e oceanici e ha venduto oltre 1,5 milioni di copie al mondo[senza fonte]. The Tide Is High (Get the Feeling) è stato un successo, oltre che nella terra nativa delle Atomic Kitten, anche in Nuova Zelanda, Paese in cui ha spodestato Complicated di Avril Lavigne, seduto da 9 settimane al primo posto della classifica, e lo ha sostituito alla numero uno, standovi per 4 settimane.


'Numba 1 (Tide Is High) è il secondo singolo dell'album Not 4 Sale di Kardinal Offishall, uscito nelle radio nel settembre 2008 ed il successivo 14 ottobre su iTunes. È una cover di The Tide Is High di John Holt del 1967.

La canzone è cantata in coppia con Rihanna nella versione album, tuttavia ne esistono tre versioni. Nella prima versione il duetto è con le Pussycat Dolls; nella seconda le stesse sono affiancate da Rihanna, mentre la terza (single version) vede la partecipazione di Keri Hilson.
Da wikipedia
view post Posted: 12/3/2017, 17:33     Film di arti marziali : I maestri - Cinema Tv & Spettacolo

Jimmy Wang Yu





Jimmy Wang Zhengquan, meglio conosciuto come Wang Yu (王羽S, Wáng YǔP; jyutping: Wong4 Jyu5; hokkien: Ông-Ú; Shanghai, 28 marzo 1943), è un attore, regista, produttore cinematografico e sceneggiatore cinese naturalizzato taiwanese, talvolta accreditato anche con il nome di Wong Yu-lung. Salì alla ribalta nel 1967 come protagonista della pellicola One-Armed Swordsman, un lungometraggio di arti marziali prodotto dallo Studio Shaw.

Biografia
Prima di ricevere un contratto dalla casa cinematografica di Hong Kong Shaw Brothers nel 1963, Wang servì nell'Esercito Nazionale Rivoluzionario ed era campione di nuoto a Shanghai. Era anche praticante di Karate giapponese, stile Shotokan. Nel 1966 il regista-mentore Chang Cheh lo sceglie per Tiger Boy, un piccolo film in bianco e nero di Arti Marziali del genere Wushapian (film di cavalieri erranti), che ottiene un buon incasso. Successivamente Chang Cheh lo dirige nel film che lo consacra: The One Armed Swordsman (uscito in Italia nel 1967 e poi nuovamente nel 1970 come Mantieni l'odio per la tua vendetta). Nel 1968 Chang Cheh lo diresse al fianco di Cheng Pei-pei nella pellicola wuxia Golden Swallow, diretta da Chang Cheh, un altro capolavoro del genere in costume. Seguirono, infatti, altri lungometraggi wuxia dei quali Wang Yu divenne la star più importante in Asia.



Se One-Armed Swordsman fu la consacrazione di Wang come attore, The Chinese Boxer fu l'opera che marchiò la sua fama nel cinema di Hong Kong. Accreditato come il primo film di Kung-Fu) o Gongfupian girato a Hong Kong, che diede l'avvio al genere di combattimento non armato[2], The Chinese Boxer divenne un fenomeno culturale in tutto il sudest asiatico, contribuendo grandemente alla fama del suo protagonista, ed incassò due milioni di dollari di HK nel 1970, primo film di Hong Kong a stabilire questo record.

In cerca di maggiori guadagni dall'uscita, Jimmy Wang Yu recise il contratto con lo Studio Shaw. Lo studio cinematografico gli intentò una causa legale e vinse, come risultato all'attore fu vietato di girare altri film nell'industria cinematografica di Hong Kong. Di conseguenza Wang emigrò a Taiwan, dove iniziò a lavorare con la casa di distribuzione Golden Harvest ed altre compagnie di produzione cinematografiche indipendenti. Fu allora che interpretò e diresse film di kung-fu come Con una mano ti rimpo, con due piedi ti spezzo (The One-Armed Boxer, 1971, uscito in Occidente nel 1973), o come il sequel The One-Armed Boxer vs, the fliyng Guillotine (1976), servendosi di un cast fisso di attori-caratteristi quali Tien Yeh, Lung Fei, Shan Mao, Sit Hon ed altri, presenti in quasi ogni pellicola.



Negli anni '70, la fama di Wang iniziò a scemare a causa dell'entrata di Bruce Lee, che rivoluzionò il genere cinematografico di film sul kung fu col suo ruolo in Il furore della Cina colpisce ancora (1971). Altri divi di Hong Kong quali David Chiang o Ti Lung, gli avevano conteso il botteghino sin dalla seconda metà degli anni '60 nel genere Wuxiapian, ma con il trasferimento a Taiwan, Wang Yu, nonostante il tentativo di internazionalizzarsi col film di coproduzione australiana Il drago di Hong Kong/Il dragone vola alto(The man from Hong Kong/Sky High, 1974, di Brian Trenchard Smith, che ottenne molti buoni incassi, soprattutto in Inghilterra e Pakistan), la sua stella si offuscò in una quantità ripetitiva di Kung-Fu e Wuxia a basso costo.

Nel 1976, Wang recitò al fianco del giovane attore-stuntman emergente dal nome d'arte di Sing Lung, poi noto al mondo come Jackie Chan, in Killer Meteors, con Lo Wei alla regia. Alla fine degli anni '70 Chan ebbe una disputa proprio contro il regista Lo Wei, poiché non voleva più lavorare per lui visto l'insuccesso dei film che aveva interpretato per Wei, il quale era però legato a una Triade di Hong Kong che minacciò il nuovo divo. Wang Yu, a sua volta considerato contingente alle Triadi taiwanesi, aiutò a risolvere la questione facendo valere il suo peso. Ma sarà solo una tregua: infatti Jackie Chan lascerà Hong Kong per gli States e farà ritorno solo quando il suo produttore Raymond Chow avrà risolto la situazione con un cospicuo risarcimento a Lo Wei. Chan ricambiò comunque il favore fattogli da Wang Yu accettando importanti ruoli in due pellicole dirette da Yu, Fantasy Mission Force (1982) e Island of Fire (1990).

Nel 1986 Sammo Hung scelse Wang per il ruolo di Wong Kay Ying, padre dell'eroe del folklore cinese Wong Fei Hung, nel film Millionaire's Express. Negli anni successivi Wang mantenne un basso profilo, facendo poche apparizioni pubbliche fino al 2002, quando presenziò al funerale del regista che lo aveva scoperto e lanciato, il suo maestro Chang Cheh.



Vita privata
La vita privata di Wang è sempre stata piuttosto turbolenta, sia per quanto riguarda le relazioni sia per alcune accuse di violenza e pubblica ebbrezza.

Nel 1969 Wang sposò l'attrice Jeanette Lin, 19 anni più anziana di lui, dopo una travagliata relazione con la regista Qin Jian che morì suicida. Jeanette Lin lasciò l'industria cinematografica poco dopo il matrimonio, che tuttavia si rivelò un fallimento, finché i due divorziarono nel 1975. Wang e Lin ebbero tre figlie, tra le quali la primogenita Linda Wong divenne una popolare cantante cantopop negli anni '90. Jeanette Lin emigrò negli Stati Uniti nel 1977 e morì a Taiwan nel 1995 a causa di complicazioni cardiache dovute ad un attacco d'asma, di cui soffriva da sempre.

Negli anni '90, Wang si risposò per una seconda volta con l'assistente di volo Wang Kaizhen (王凱貞). Anche questa relazione si rivelò burrascosa e portò la donna a richiedere il divorzio, che tuttavia Wang non accettò. Il matrimonio finì nel 1999, quando l'attore scoprì che la moglie lo tradiva e la umiliò pubblicamente attraverso la stampa.

Oltre alle tumultuose relazioni personali, nel 1981 Wang fu anche accusato di omicidio a Taiwan. Le accuse caddero a causa di mancanza di prove, tuttavia la reputazione dell'attore è sempre stata compromessa.

Nel 2011 Wang Yu ebbe un ictus, che gli causò la perdita di forza e funzioni motorie nel lato sinistro del corpo. Grazie alle sedute di fisioterapia, l'attore ora riesce a parlare e camminare normalmente, sebbene non abbia mai recuperato il 100% della forza del braccio sinistro. Dal 2013, tuttavia, è tornato a lavorare sul grande schermo, vincendo l'oscar del cinema taiwanese, il Golden Horse, col film Soul.



In una carriera che copre un lasso di tempo di più di 30 anni, Wang ha recitato in più di 70 film. Benché la sua carriera si sia basata sul cinema di arti marziali, egli non fu mai il vero marzialista che il cinema mostrava, sebbene fosse un discreto esponente dello scuola di karate Shotokan. Prima dell'arrivo di Bruce Lee, era stato l'attore più pagato nel cinema di Hong Kong, anche se i metodi contrattuali a salario utilizzati dal produttore Shaw non consentivano grandi cifre alle star locali, se non qualche bonus in caso di eccezionali successi, e fu per questo che Wang Yu aveva "divorziato" dagli Shaw, i quali peraltro si vendicarono lanciando un suo sosia col nome d'arte simile (Yung Wang Yu), e producendo un remake de The One Armed Swordsman nel 1971, The New One Armed Swordsman (noto in Italia come La mano sinistra della violenza, 1973), con David Chiang protagonista. Resta comunque un attore carismatico ed un nome assolutamente di punta del genere Arti Marziali, nonché il primo divo del genere che scrisse e diresse un suo proprio film.
Da wikipedia

Filmografia



view post Posted: 12/3/2017, 16:58     +1Le cover musicali più famose - Musica

Street Hassle



Street Hassle è un brano musicale scritto ed interpretato dal musicista rock statunitense Lou Reed, incluso nel suo omonimo album del 1978.
Si tratta di un lungo brano della durata di quasi undici minuti, diviso in tre sezioni distinte: Waltzing Matilda, Street Hassle, e Slipaway. La prima sezione, Waltzing Matilda, descrive una donna che si avvale dei servigi di un prostituto. Nella seconda, Street Hassle, uno spacciatore di droga racconta agli amici la morte di una ragazza avvenuta nel suo appartamento. Nella terza parte, Slipaway, è presente una breve e non accreditata partecipazione vocale parlata da parte di Bruce Springsteen (dal minuto 9:02 a 9:39) e una sorta di canto funebre di Reed sull'amore e la morte.

Il titolo della canzone gioca sulla pronuncia simile in inglese di "Hassle" (inconveniente) e "Asshole" (stronzo)



Sull'album dal vivo Animal Serenade, a proposito della traccia, Reed la introdusse nella seguente maniera: «Volevo scrivere una canzone che avesse un grande monologo rock al suo interno. Qualcosa che avrebbero potuto scrivere gente come William Burroughs, Hubert Selby, John Rechy, Tennessee Williams, Nelson Algren, o Raymond Chandler. Mischiandoli tutti insieme, ecco apparire Street Hassle».

Nel 2008 Street Hassle è stata inclusa nella classifica The Pitchfork Media 500: Our Guide to the Greatest Songs from Punk to the Present.

Il brano è stato incluso nell'ultima scena del film del 2005 Il calamaro e la balena.
Da wikipedia

I Simple Minds reinterpretarono la canzone in versione abbreviata sul loro album del 1984 Sparkle in the Rain, utilizzando due strofe (la prima e la terza) della sezione Waltzing Matilda e una strofa da Slipaway.



Gli Spacemen 3 hanno prodotto il brano Ode to Street Hassle che include una musica simile all'originale di Reed.

view post Posted: 12/3/2017, 16:48     Miti del Motociclismo - Sport

John Surtees







John Surtees nasce l’11 Febbraio di 80 anni fa a Tatsfield, nel Surrey. Figlio di un rivenditore di moto comincia ben presto a muovere i suoi primi passi nel mondo delle 2 ruote correndo spesso in coppia col padre nelle gare di sidecar dove, però, dovette spesso scontare l’onta della squalifica in quanto era troppo giovane per correrci. A soli 16 anni entra a lavorare nella Vincent Motorcycles come apprendista, ma questo incarico era una pura copertura al suo ruolo principale che era quello di collaudatore e pilota. Due anni più tardi, quando ai ragazzi normali comincia a sbucare la prima barba, John Surtees debutta in una gara del campionato del mondo di motociclismo ottenendo subito punti nella categoria 500.



Da li inizia una scalata che sembra senza fine. A 25 anni John Surtees ha vinto: 7 mondiali (3 nella classe 350 e 4 nella 500), 38 vittorie, 45 podi e 34 giri più veloci in 49 gran premi ufficiali. Nel 1959 praticamente vince ogni gara alla quale abbia partecipato, il tutto in circuiti cruenti e terribili già per F1 (figuriamoci per una moto) come Spa, Monza, Clemont-Ferrand e su piste storiche ma dannatamente pericolose come: Tourist Trophy (vinto ben 6 volte di cui 3 di fila primo uomo nella storia), Solitude, Assen, Circuito cittadino dell’Ulster.





Insomma, per farla breve, a 26 anni John Surtees è una leggenda su due gambe e su due ruote. Ha già guidato per marche come: Norton, NSU, MV Augusta e….. Tyrrell. Si, avete letto bene. Nell’estate del 1959, John Surtees ha corso un Gran Premio di F3 a bordo di una Cooper gestita dal team del boscaiolo Ken Tyrrell. Andò subito fortissimo e Colin Chapman, boss della sempre più crescente Lotus, decise di offrirgli un gettone di 4 gp per la stagione 1960 in F1.



Mentre Surtees vinceva a mani bassissime e polsi piegati i suoi ultimi due titoli nelle moto, corse i Gp di Monaco, Inghilterra, Portogallo e USA. Dopo un ritiro per noie al cambio a Montecarlo, Surtees è sorprendentemente secondo a Silverstone e ad un passo dalla vittoria sul terribile cittadino di Oporto (pista da lui mai vista) dove, però, ottenne pole e giro più veloce.



Per il 1961, Joh Surtees è ricercatissimo. Si parla anche di un contatto con Enzo Ferrari, pronto anche a dare a “Big John” una Ferrari da F1 già per il 1961. Surtees ringrazia e rifiuta perchè si ritiene ancora troppo inesperto per guidare una macchina da mondiale dopo solo 4 Gp. Accetta, invece, l’offerta di Reg Parnell che lo invita a correre per il suo team: la Yeoman Credit Racing. Prima con una Cooper poi con una Lola, Surtees mette in tasca due podi pur con una vettura non particolarmente brillante. Dopo il Gp d’Italia, Enzo Ferrari si ripresenta di fronte a Surtees con un’altra offerta per il 1963 e stavolta la risposta è positiva.
Da F1sport



Se volete sapernedi più



F1, John Surtees: un campione assolutamente unico | Video Sky




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